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Primarie PD, Gianfranco Ganau e l’insostenibile peso delle etichette

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“Se vi preme di salvare quel tempo che vi resta
mettetevi a nuotare o affonderete come un sasso,
Perché i tempi stanno per cambiare” (Bob Dylan)

Affido al mio blog e a Facebook qualche riflessione sulle ultime primarie del centro sinistra in vista delle elezioni regionali 2014 in Sardegna, che ieri hanno visto vincere Francesca Barracciu con il 44% dei voti (quasi 23 mila preferenze) contro Gianfranco Ganau, il candidato che ho personalmente sostenuto, al 33% (quasi 17 mila preferenze).

1) 51 mila i votanti di questa tornata, soltanto un anno fa (le primarie nazionali quando Bersani vinse contro Renzi, per intenderci), i votanti furono 73 mila, il 43% in più. Addirittura nel 2009, per una sfida tutta interna al PD (la corsa al titolo di segretario regionale tra Lai e la stessa Barracciu), parteciparono in 114 mila! Il centro sinistra deve recuperare in fretta credibilità e appeal, e credere che può farcela.

2) Ritengo Ganau un buon sindaco e un amministratore capace. Credo lo sarebbe stato anche a livello regionale. Nel nord Sardegna e in particolare a Sassari è andato molto bene ma non è bastato. L’errore più grosso della sua campagna? Non essere riuscito a staccarsi di dosso le ingombranti etichette (e forse contro la sua volontà) che da più parti gli hanno affibbiato: l’uomo della corrente Bersaniana e di Cuperlo, di Cabras e di Spissu, di quel PD ormai dichiaratamente perdente che si è autologorato e continua a far danni, anche dopo il disastro delle ultime elezioni nazionali. L’uomo delle affinità elettive con quel vecchio insopportabile modello, che ha portato anche il sottoscritto a mettere una croce sul suo nome con le dita sul naso. Eppure Ganau è stato il sindaco rieletto con il 67% dei voti nella seconda città più grande della Sardegna, quello che alle seconde elezioni aveva stravolto i giochi inventando una formidabile lista civica (Ora Sì), che raggiunse il 10% nonostante diversi malumori dentro il partito. Mi dispiace per Ganau e per il coraggio che gli è mancato in questa fase. Dal suo punto di vista probabilmente è stato onesto non saltare sul carro del probabile futuro vincitore, almeno del centro sinistra, Renzi e la sua ‘corrente’. Credo però che chi nel suo programma dichiara di volere rivoltare la Regione come un calzino, avrebbe dovuto affrancarsi con vigore da certi personaggi  che quella Regione, così com’è oggi, hanno contribuito a crearla. Ganau aveva più volte dichiarato di volersi presentare come il candidato delle autonomie locali, ma non c’è riuscito del tutto, davvero peccato.

3) PS. L’opinione che ho espresso sopra, credetemi, non è solo la mia, bastava frequentare qualche edicola o parlarne con qualche amico per rendersene conto: le questioni erano chiare, cristalline. Forse per un futuro sarà il caso di aprire un po’ di più orecchie e cuore, fidarsi di più delle persone e meno dei pseudo-pacchetti di voti in mano ai big di partito?

4) Cambiamento, cambiamento, cambiamento. È così difficile leggere i segni di questa domanda? Non basta la totale sfiducia verso i partiti? Non basta l’astensionismo sempre più dilagante? Non basta il 30% dei voti al Movimento 5 Stelle? Non basta il meno 43% di votanti tra una primaria e l’altra? Ha vinto chi ha cavalcato di più (ammesso che lo rappresenti o meno) questa domanda di profondo e radicale cambiamento, anche nel PD. Peccato Gianfranco, saresti stato un buon presidente.

5) A proposito di cambiamento, segnalo che per la prima volta nella storia (credo) ci sono due donne candidate alle prossime regionali. Eh sì, i tempi stanno davvero per cambiare.


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