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Instatour & affini: sono davvero un’opportunità per promuovere un territorio? Alcune riflessioni intorno all’esperienza di Orosei e Galtellì #ilovevallecedrino

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“Di come è fatto un ponte mi hai detto fedelmente 
ma qual’è mai la pietra che lo rende consistente?”

“Nessuna delle tante, qualunque sia lo stato,
ma è l’arco che si forma, il loro risultato”  

Autore Luigi Vinci

In quest’ultimo weekend ho avuto il piacere di prendere parte al 1° Instatour di Galtellì e Orosei insieme ad altri 11 instagramers sardi che hanno raccontato i due paesi cuore della Valle del Cedrino in chiave social, utilizzando in primis il celebre social network per mobile Instagram.

Per chi vuole sapere di più dell’evento in sé, ideato dall’azienda Lupinu di Orosei e realizzato in collaborazione con il Network Instagramers Sardegna e i Comuni di Orosei e Galtellì, consiglio di cliccare qui, qui, qui e qui [lista in costante aggiornamento], oppure utilizzare l’hashtag #ilovevallecderino per avere un piacevole resoconto di quanto finora pubblicato e condiviso (ad esempio qui).

In questo post mi soffermo invece su alcune considerazioni “tecniche” e del tutto personali sulle quali mi piacerebbe confrontarmi con voi.

1) Le opportunità che il web e i social network offrono per ideare percorsi originali di narrazione dal basso di un territorio (o di un evento, un’iniziativa, e così via) sono potenzialmente infinite. Si tratta di trovare la formula giusta e soprattutto la miscela perfetta di “competenze” necessarie per un racconto completo ed efficace (bravi fotografi, bravi storyteller o reporter di viaggio, video maker, etc.).

2) Questo tipo di tour, se progettato onestamente, permette di fare emergere gli elementi più autentici ed emozionali di un viaggio, i racconti e gli aneddoti meno conosciuti, il vissuto che va oltre le semplici immagini da cartolina o da rivista patinata. Un esempio illuminante: andando a visitare una delle spiagge più belle della Sardegna la guida, sconsolata, ci ha avvertito: “certo che questo NON E’ il periodo migliore per scattare foto, perché la spiaggia è piena di ombrelloni variopinti e persone che fanno il bagno”. Bene, è esattamente quello che cerchiamo, il vissuto e non l’incontaminato (che non esiste più), la presenza e non l’assenza, l’isola aperta e non l’isola deserta.

3) A proposito di isola aperta, ho trovato … (sono alla ricerca della parola più adeguata …. ecco!) folle che a Orosei la maggior parte dei suoi monumenti così carichi di storia e di storie, di tradizioni tramandate da secoli, di vere e proprie unicità dell’arte e della cultura, fosse aperta solo perché avevamo comunicato dell’Instatour o fosse addirittura chiusa nonostante questo (e nonostante l’alta stagione in corso!). Non c’è strategia di promozione che tenga, né online né offline, se come amministrazione, come comunità ospitante, come operatori turistici, non si fa ogni sforzo possibile per rendere facilmente fruibili i propri tesori. Lo sviluppo turistico (e non solo) passa necessariamente da qui, soprattutto per le comunità che sono ‘periferia’ ma che possono contare su una o più ‘code lunghe’ di appassionati. Non basta lamentarsi che c’è la crisi e poi non fare niente. Servono coraggio, idee, perseveranza e determinazione. In questo senso il borgo di Galtellì, in termini di cultura dell’ospitalità e proposta originale di un’offerta di nicchia, ha dato a Orosei diversi punti.

4) Da soli non si va da nessuna parte. O si cresce insieme, o si precipita insieme. I paesi della Valle del Cedrino hanno tutti delle unicità incredibili, dal “capoluogo maggiore” Orosei, che può essere l’Hub degli itinerari turistici del territorio, fino alle proposte di nicchia degli altri borghi, da Galtellì a Loculi, da Onifai a Irgoli: cultura e letteratura, tradizioni enogastronomiche, archeologia, arte dei murales, folklore, canti e balli tradizionali, turismo attivo di tutti i generi e ovviamente tanto mare. Perché manca un’offerta integrata di tutto questo? Perché non si esce da stupidi localismi e preconcetti? Tra l’altro il brand “Valle del Cedrino” lo trovo in sé davvero fenomenale. In questo senso l’idea di un periodo di promozioni del territorio promossa peraltro da un’azienda che si occupa di distribuzione edilizia e arredo casa come la Lupinu di Orosei, che ha lanciato insieme ad altri 12 operatori privati del territorio l’iniziativa Weekend del gusto di Orosei e dintorni, è un piccolo ma importante esempio dal basso di come si possa crescere facendo rete.

5) Avere e promuovere un’offerta integrata del territorio non significa darla gratis. In questo senso il turismo potrebbe generare ancora di più di quanto faccia adesso nuove opportunità di reddito per le comunità che abitano questo territorio, e per un periodo anche più lungo rispetto alla classica alta stagione estiva. Però tutti gli investimenti pubblici che vengono fatti devono avere in testa questo preciso disegno, generare opportunità di futuro. Anche sistemare un semplice cartello stradale, tenere aperto mezz’ora in più l’ufficio turistico, mettere una guida dedicata in alcuni punti strategici, capire a chi è rivolta una brochure prima ancora di farla, fare il sito web in un modo piuttosto che in un altro, sono segni di costruzione di un futuro sensato.

6) (e mi fermo qui, per ora) I contenuti che nel 2000 venivano pubblicati sul web in un anno sono gli stessi che vengono generati oggi in un solo giorno! Per questo motivo trovo che gli Instatour e iniziative simili siano essenziali e basilari ma servano a poco se non sono inseriti in una strategia di ampio respiro che investe sul web in modo coerente e continuativo. Altrimenti i contenuti generati in modo spot o casuale, per quanto rilevanti e virali, durano il tempo di un fuoco di paglia. La parte più difficile, forse, non è la realizzazione dell’evento, ma l’incastonarlo in un’idea precisa di mosaico con l’intenzione e la caparbietà di portarne avanti la costruzione. Nonostante tutto.

 

“Perché parli di pietre, allora, dì! Ti aspetto al varco”
“Perché, saggio sovrano, senza pietre non c’è arco” (HumaniorA, liberamente ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino)


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