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Channel: Fuori dalla scatola
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Turismo e cultura: meglio insieme o separati? Credo che siamo un paese di matti

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“Mi sono innamorato di te
perché non avevo niente da fare”

Con la recente nomina di Massimo Bray a Ministro ai beni culturali e del turismo si è sviluppato sulla rete (e non solo) un certo dibattito (come al solito condito in ammuffita salsa politicosa)  su quale sia il reale connubio tra cultura e turismo e quanto sia corretto avere un Ministero che li comprenda entrambi.

Un paio di anni fa sono stato a Dublino in viaggio di piacere. Tra le tante attrazioni ho visitato anche il famoso Trinity College, che oltre ad essere bello di suo al suo interno ospita il Book of Kells, una bibbia realizzata dal monaci di Kells nel IX secolo d.C. e considerata il libro più prezioso al mondo. Il prezzo del biglietto solo per vedere questo tesoro d’arte è di 9 euro.

Ieri a Sassari, la mia città, si è tenuta la bellissima manifestazione Monumenti aperti, che permette a tutti, cittadini e turisti, di avere accesso libero e visitare le attrazioni culturali, artistiche e storiche della città (e di tutte le città e i borghi della Sardegna), grazie anche all’aiuto degli studenti delle superiori che per due giorni diventano vere e proprie guide del territorio.

Ogni volta che c’è questa manifestazione mi preparo per tempo non tagliandomi le unghie per almeno due mesi, così da poter avere, in preda alla rabbia, materiale da sgranocchiare durante la manifestazione. Perché ogni anno torno a casa con le bolle ai piedi e con due domande sempre inevase:

  1. ma chi lo sapeva che a Sassari (non Firenze, non Venezia, non Roma, ma … Sassari), ci fossero così tante cose, e così tanto belle e preziose?
  2. Ma perché tutto questo patrimonio lo tengono chiuso e nascosto? Perché lo fanno visitare solo una volta l’anno?

E così, tra la visita ai recentemente scoperti e accessibili sotterranei del castello aragonese, le storie nascoste tra gli angoli di una piazza, gli affreschi “conservati” nelle anguste stanze di una sacrestia, scopro che al terzo piano della biblioteca comunale in Piazza Tola, chiusa nella “stanza della direttrice”, è conservata una più antiche versioni stampate della Divina Commedia (anno 1481, solo 4 esemplari  in tutto il mondo), e per di più impreziosita da un’incisione in rame originale di Botticelli!

Non fraintendete. Lo so anch’io che il paragone tra Sassari e Dublino non solo è forzato, ma nemmeno regge.

Però mi chiedo: che cosa avrebbero fatto a Dublino se avessero avuto un libro del genere? Che cosa farebbero “altrove” se potessero disporre anche solo dell’1% della storia, della bellezza, delle narrazioni, dell’immenso patrimoni nascosto e malutilizzato che la nostra piccola Italia ha generato ed è in grado di produrre?

Beh, altrove lo fanno. Lo fanno con quello che hanno, con quell’1% o poco più. Ma lì, il binomio cultura e turismo non solo funziona, ma è proprio un fatto naturale, anzi connaturato, scontato, quasi banale.

Ecco perché credo che siamo davvero un paese di matti. Che davvero si merita di affondare. Forse solo con l’acqua alla gola, o addirittura già nei polmoni, riusciremo a darci un ultimo salvifico slancio di gambe, braccia, forze ed energie per riemergere a galla, e tornare a nuotare anziché galleggiare inerti come quando si fa il morto.

“il giorno mi pento d’averti incontrato 
la notte ti vengo a cercare” (Luigi Tenco)


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